Trovare la voglia di studiare: come aiutare i tuoi figli
Vuoi aiutare i tuoi figli a trovare la voglia di studiare?
Forse sei preoccupata/o perché i tuoi ragazzi o i tuoi bambini cercano sempre una scusa per non fare i compiti o magari ti piacerebbe che lo facessero spontaneamente, senza che tu debba sempre ricordarglielo.
Probabilmente, l’ultimo colloquio che hai avuto con gli insegnanti ti ha lasciato un po’ delusa/o e vorresti che i tuoi figli andassero bene a scuola e imparassero il piacere di apprendere cose nuove.
Comprendo queste sensazioni ed è per questo che in questo articolo, ti dirò cosa succede alla mente quando non si ha voglia di studiare e 3 modi per ritrovarla.
La frase che si sente ripetere più spesso è
Mio figlio non ha proprio voglia di studiare!
Vediamo quali sono le motivazioni di questa assenza di interesse nei confronti dello studio e quali sono le strategie per trovare o ritrovare il piacere di studiare.
Perché a mio figlio non va di studiare?
Per capire perché tuo figlio/a non ha voglia di studiare, sarebbe opportuno chiedersi:
da cosa proviene il desiderio di aprire un libro e… studiare?
Nella maggior parte dei casi, studiare è un’azione dettata da un obbligo, di conseguenza percepito come sgradevole e privo di utilità.
Le spiegazioni più comuni per cui manca questo desiderio sono:
- alcuni ragazzi non sono fatti per studiare
- gli insegnanti sono poco coinvolgenti o aggressivi
- la scuola si basa sul sistema interrogazione-voto poco efficace
- smartphone e social media hanno travolto i giovani rendendoli dipendenti e disattenti.
La verità è che l’essere umano è naturalmente programmato per imparare tutto ciò che
- piace
- attira
- incuriosisce.
Al contrario, qualcosa di cui non si percepisce il bisogno o di cui non si comprende il senso, allontana l’interesse rendendo lo “studiare” un’attività noiosa e sgradevole.
Evita di preoccuparti, è una situazione reversibile e di seguito troverai 3 indicazioni utili per un’inversione di rotta.
Voglia di studiare: 3 condizioni fondamentali per ritrovarla
Prima di rivelarti i 3 modi per ritrovare la voglia di studiare, analizziamo questa espressione:
Alcuni ragazzi non sono fatti per studiare.
È una delle frasi che si sentono più spesso da genitori ed educatori ed è pericolosissima.
Attenzione!
Tutti sono naturalmente predisposti a imparare e ti spiego perché.
La curiosità è un istinto tipico dell’essere umano atto a soddisfare un desiderio di scoprire la natura di un oggetto o di un fenomeno per un bisogno personale o per mero piacere intellettuale.
Di conseguenza, l’assenza di tale curiosità è data 3 condizioni fondamentali:
- assenza di motivazione
- comunicazione inefficace o dannosa da parte dell’educatore
- mancanza di consapevolezza e applicazione delle proprie competenze ed eccellenze
Vediamo insieme ciascuna delle 3 condizioni fondamentali per ritrovare la voglia di imparare.
Ritrovare la motivazione allo studio con il coaching
Puoi aiutare tuo figlio a ritrovare motivazione allo studio con il coaching.
Come?
Spesso i compiti a casa risultano noiosi e inutili, di conseguenza, i ragazzi non hanno alcuna motivazione allo studio, perché lo percepiscono come privo di senso.
E se, invece, avesse un senso?
Il coaching permette a tuo figlio di approcciare la scuola guardandola da un altro punto di vista: come qualcosa di utile per perseguire i suoi obiettivi.
Tutti hanno un sogno nel cassetto e la scuola è uno degli strumenti che spesso serve a realizzarlo.
È fondamentale che tuo figlio definisca i suoi obiettivi per ritrovare la motivazione allo studio e avere la forza di mettere in campo tutte le proprie capacità ed eccellenze.
Pensi che tuo figlio non abbia obiettivi?
È impossibile, ma potrebbe essere che non riesca a vederli e nel prossimo paragrafo ti spiego una delle possibili ragioni.
Non vuole andare a scuola: come rimediare alla comunicazione inefficace o dannosa con il coaching
La convinzione di non potercela fare è l’arma letale con la quale spegnere il desiderio di apprendimento di qualsiasi studente.
Tante volte i ragazzi a scuola si sentono dire
“Non sai niente!”
“Forza, rispondi!”
“Ecco, non hai studiato!”.
Sono le espressioni che caratterizzano l’approccio educativo di molti addetti al settore, basato su
- rigore confuso con aggressività
- assenza di empatia.
I bambini si baciano mentre dormono
dicevano i nostri nonni, perché amore e tenerezza erano spesso (e, purtroppo, ancora oggi sono) considerati sintomo di debolezza, apparentemente controproducente nel processo educativo.
Perché questo approccio è dannoso?
Quando tuo figlio a scuola vive una situazione stressante, il suo organismo percepisce inconsapevolmente il fattore di stress, ossia qualcosa di inaspettato, nuovo o insolito che rappresenta una difficoltà o un potenziale pericolo.
In questa fase, si attivano una serie di reazioni chimiche all’interno dell’organismo per combattere lo stress.
In una condizione tale, prestare attenzione a una spiegazione e comprenderne i contenuti o sostenere un’interrogazione si trasformano in attività quasi impossibili da svolgere.
Queste situazioni fanno parte della vita quotidiana (purtroppo!).
E allora, come fare per contrastarle?
Il coaching fornisce alcuni strumenti per neutralizzarne gli effetti e permette a tuo figlio di ritrovare la voglia di studiare.
A volte i miei allievi mi hanno chiesto come contestare un insegnante che aveva avuto un atteggiamento poco consono nei loro confronti.
In questo caso, il genitore può far presente la situazione in sede di colloquio, tuttavia, non sempre questo è sufficiente.
È importante evitare che l’allievo venga influenzato negativamente da tali eventi.
Per esempio, attraverso uno strumento che si chiama submodalità è possibile modificare la rappresentazione mentale che il ragazzo/a ha dell’evento spiacevole, per evitare che quel ricordo influenzi il suo approccio alla materia o alla scuola in generale.
Modificare la rappresentazione mentale di quell’evento, consente di vivere il ricordo con serenità e leggerezza, sebbene si tratti di qualcosa di spiacevole.
Inoltre, un accumulo di messaggi negativi ricevuti da parte di persone che hanno un peso importante nella crescita di un bambino o di un adolescente rischia di causare una mancanza di consapevolezza e applicazione delle proprie competenze ed eccellenze.
Vediamo insieme nel prossimo paragrafo perché è importante che tuo figlio/a sia consapevole delle sue competenze ed eccellenze e come fare per applicarle.
Il piacere di imparare: l’importanza di essere consapevoli delle proprie competenze ed eccellenze
Molti trascurano il fatto che quando la voglia di studiare manca, spesso c’è una correlazione con l’assenza di consapevolezza delle proprie competenze ed eccellenze.
Per capire a cosa mi riferisco, puoi leggere la poesia di Loris Malaguzzi, pedagogista e insegnante italiano del Novecento, intitolata “Invece il cento c’è” che puoi leggere qui.
Loris Malaguzzi dice che
Il bambino è fatto di cento.
Il cento è la pluralità di linguaggi con i quali l’essere umano si esprime e con i quali si realizza.
È importante riconoscere e individuare ciascuno di questi e sostenere l’allievo nel prenderne consapevolezza.
Questa è una condizione necessaria per il completamento del processo di acquisizione delle nozioni, attraverso l’ultima delle fasi dell’apprendimento quando la competenza diventa inconscia.
Puoi approfondire come funziona la mente umana in fase di apprendimento leggendo il mio articolo “Come funziona la mente quando impari qualcosa di nuovo?”.
I cento linguaggi di cui parla Loris Malaguzzi ricordano un altro concetto importantissimo legato all’acquisizione delle competenze, di cui parla la teoria delle intelligenze multiple, di Howard Gardner, psicologo e docente statunitense.
La teoria di Gardner sostiene che la possibilità di acquisire nuove capacità proviene dall’esistenza di diversi domini di abilità specifiche per specifiche funzioni cognitive, definite appunto intelligenze multiple.
In ciascun individuo, alcune di queste prevalgono rispetto ad altre, definendo così le eccellenze che contraddistinguono ciascuna persona.
Comprendere e stimolare tali eccellenze
- rinforza la stima di sé
- consente di ottenere un maggior numero di feedback positivi
- che fungono da stimolo per trovare la voglia di studiare e imparare facilmente nuove nozioni.
La mia missione di educatrice è sostenere i miei allievi nel processo di apprendimento, affinché quella voglia di studiare, quel piacere di scoprire il nuovo che contraddistingue
ogni bambino dalla nascita
possa sopravvivere anche quando imparare sembra essere così difficile e faticoso.
significa definire gli obiettivi e creare un piano d’azione per raggiungerli, grazie a un metodo di studio personalizzato, caratterizzato da tecniche efficaci applicate in relazione alle caratteristiche e i canali di comunicazione preferiti, per raggiungere risultati ECCELLENTI a scuola, all’università e nella vita.